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XANADU

comunità per lettori ostinati
1D, Liceo P.Levi di Montebelluna, Treviso

Il libro pubblicato nel 2004 da Amèlie Nothomb, “Il dizionario dei nomi propri” tratta di tematiche sociali e racconta la storia di una bambina che diventerà adulta anche se con una vita molto travagliata; le difficoltà iniziano con la scelta del nome… se il nome di una persona ne influenza il destino, allora quello della piccola Plectrude non potrà che essere straordinario. Nata in prigione da un’uxoricida, allevata dopo il suicidio della madre da una zia che la preferisce spudoratamente alle sue stesse figlie, sembra destinata a un futuro prodigioso. Una favola moderna, ricca di sfumature noir, in cui si intrecciano i temi cari alla scrittrice. La morale, non proprio rassicurante, è che si può essere felici anche da adulti… ma forse non è possibile conservarsi innocenti. Secondo me è un libro piuttosto difficile da leggere e interpretare allo stesso tempo perché utilizza termini complessi e spesso ha dei significati nascosti che non sono facilmente decifrabili, come, per esempio, la scena dell’ uccisione del padre di Plectrude da parte della mamma, in cui non si capisce subito lo stato d’ animo della donna e il motivo dell’ omicidio.Questo romanzo mi è piaciuto abbastanza anche se non è il mio genere preferito; mi hanno colpito alcuni particolari come l’ attaccamento della zia a sua nipote, fino ad ammalarsi a sua volta quando la nipote dovette smettere la danza che per lei era la vita; Clemence arriva anche ad insultarla per l’ aumento di peso dopo l’ abbandono della danza, anche se la ragazzina era del tutto normale per la sua età.E’ un libro che bisogna leggere con la massima concentrazione perchè alla perdita anche di un minimo dettaglio, parte della storia può andare persa. Amèlie Nothomb sottolinea l’ importanza del rapporto madre-figlio che, se difficile o traumatico, può portare alla pazzia o al compimento di atti suicidi.Mi hanno impressionato parecchio lo stato d’ animo e il carattere della madre e della stessa Plectrude, spesso riescono a nascondere i sentimenti e i pensieri nei momenti in cui sono confuse o disperate; perciò questo le rende particolarmente fredde nelle azioni e inermi nei confronti di ciò che accade intorno a loro.E’ un libro che scava in profondità nell’ animo e del lettore che può calarsi nella vicenda in prima persona e può comprendere veramente il dolore di un figlio che scopre l’ odio della madre che non si rivela sua “creatrice”né “educatrice”.

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76

Nothomb A.
Dizionario dei nomi propri
Voland, Roma, 2004


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ultima modifica: 14 gen 2007