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1D, Liceo P.Levi di Montebelluna, Treviso
Christopher Boone vive a Swindon con il padre. E’ qui che accade un fatto che cambierà la vita al ragazzo: l’uccisione di un cane con un forcone da giardino. Christopher decide, quindi, di scrivere un libro dove riportare le proprie emozioni, i sentimenti e gli intricati ragionamenti ispirati ad un suo idolo, Sherlock Holmes. Tenta, attraverso la deduzione, di risalire all’assassino ma scoprendolo riceverà una grande delusione che lo porterà a vivere con la madre a Londra. Il protagonista di questo romanzo è affetto dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo. Nonostante questa sindrome abbia tolto molto al ragazzo (non vuole essere toccato, non ha amici,….) gli ha fatto dono di una lucida e acuta mente logica. La scrittura di questo libro è stata per lui un’avventura come lo è stato il viaggio di “formazione” da Swindon a Londra dove si è trovato a contatto con il mondo esterno, con le persone. Lo scrittore è riuscito in modo incredibile a raccontare una storia dal punto di vista di un bambino per di più autista, rendendo le cose più difficili per l’autore. Leggendo questo romanzo ho scoperto una realtà a me lontana ma comunque presente nel mio mondo di adolescente che mi ha molto attirato e mi ha invogliato a leggere questa storia.Però, da un altro punto di vista, il libro mi ha deluso: non c’è una coerenza forte tra il titolo e il romanzo. Guardando la copertina mi immaginavo un giallo o un genere simile. Invece l’uccisione del cane viene messa in secondo piano per favorire la riflessione sul carattere, i pensieri e i modi di fare di un ragazzo autistico.Comunque il libro, nel complesso, mi è piaciuto, penso che sia adatto alla nostra età di adolescenti perché è proprio adesso che si comincia a scoprire veramente il mondo che ci circonda.
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