|
II B, Liceo Ginnasio Galvani, Bologna
Il romanzo di Chambers, “Quando eravamo in tre”, mi è piaciuto moltissimo: è un’ intensa storia di amicizia fra tre ragazzi completamente diversi tra loro, ma che insieme hanno stabilito un perfetto equilibrio; si scoprono a vicenda, ognuno ha qualcosa da insegnare agli altri, qualcosa di unico. Nei momenti di difficoltà, sono sempre pronti ad aiutarsi; col passare del tempo questo loro legame si rafforza ancora di più, tanto che diventa impossibile per loro restare separati. Durante i loro discorsi, emergono pensieri profondi sulla vita, presente e futura, e ognuno presenta la propria opinione da condividere e discutere con gli altri. Inoltre, mi ha colpito il finale del tutto inaspettato: si tratta di un vero e proprio colpo di scena riguardante la vera identità di Adam. E’ tragico scoprire che ora lui non ricorda più nulla di ciò che è successo: nonostante questo, Piers si reca spesso al centro di salute mentale con la speranza che un giorno l’amico possa finalmente ricordare la loro straordinaria amicizia.
Il personaggio che mi è piaciuto di più è il protagonista, Piers, appunto: in molte situazioni infatti, mi sono riconosciuta in lui, il suo carattere è molto simile al mio; anch’ io a volte provo il desiderio di evadere da tutto ciò che mi circonda, abbandonare casa, scuola e amici per cercare qualcosa di nuovo, di emozionante. Penso che Tess sia stata di vitale importanza per Piers: è lei, infatti, che gli dà la forza di andare avanti e con la sua allegria lo distoglie da tutti i problemi.
Per quanto riguarda lo stile, è piuttosto semplice, tipico dei ragazzi della nostra età: la maggior parte dei capitoli sono scritti, infatti, in prima persona da Piers; altri sono dedicati solamente alle lettere che riceve dai genitori e da Gill; in altri ancora i fatti vengono presentati in prima persona da Tess. Si crea così una particolare atmosfera, misteriosa, che coinvolge il lettore e lo invita a procedere con la lettura.
Aggiungi un nuovo commento:
|