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2B int, Liceo Ginnasio Galvani, Bologna
Le poesie di Sylvia Plath mi hanno profondamente colpita con la drammaticità e la scioccante durezza dei loro versi, capaci di riportare alla memoria momenti cupi e spiacevoli. A una prima lettura, il significato di diversi componimenti mi è parso oscuro, arcano; ma già ad una seconda lettura ho cominciato ad intravedere l’immagine di morte e rassegnazione celata tra i versi di ciascuna poesia. Un’immagine che ha lentamente tentato di impossessarsi di me, di afferrarmi nel più intimo e di trascinarmi in un baratro di tristezza e di indicibile malinconia; un’immagine resa ancor più viva ed agghiacciante dallo stile diretto e pungente dell’autrice. Particolarmente significaticativi per quanto riguarda il sentimento di rassegnazione che caratterizza i componimenti, gli ultimi versi di “Papaveri in ottobre” ( “Poppies in October”): “O Dio, chi sono mai io, da far spalancare in un grido queste tarde bocche, in una foresta di gelo, un un’alba di fiordalisi”.Ben pensata, infine, l’idea di porre il testo originale delle poesie a fronte della traduzione italiana, in modo da permettere a chi conosce l’inglese di togliersi la curiosità di leggere i testi originali nonché di fare confronti tra questi ultimi e le loro traduzioni.“Lady Lazarus e altre poesie” è in ogni caso una raccolta di poesie davvero fuori dal comune, che mi ha addirittura fatto venir voglia di scoprire qualcosa di più sul personaggio di Sylvia Plath.
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