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2H, Liceo Classico Galvani, Bologna
Cosa mi è piaciuto e perché (personaggi, situazioni, stile...)
Orwell scrive splendidamente, non c’è che dire. Lo stile è estremamente curato, benché ad un primo sguardo possa sembrare semplice, come se l’autore scrivesse di getto. E’ in realtà il frutto di un lungo lavoro. Il lettore potrà avvedersene soffermandosi sulla scelta lessicale oppure sulla caratterizzazione delle situazioni e delle figure: noterà di certo che non c’è una parola fuori posto, ogni cosa è dove dev’essere quando deve esserci, e benché il risultato sia di estrema naturalezza e il libro si legga molto bene, saltando anche soltanto una parola si perde qualcosa. Perché in poche sillabe Orwell riesce a dire molto più di quanto si potrebbe credere: trasmette delle sensazioni, dei sentimenti, ci fa percepire qualcosa che usando un altro termine – benché sinonimo – non sarebbe riuscito a dirci. E questo per quanto riguarda la forma. Il contenuto è spettacolare; credo che Orwell abbia avuto un’idea pressoché geniale: il “Grande Fratello”, che vede e sente tutto, che priva le persone di qualsiasi tipo di libertà , e la commovente figura di Winston, che – dapprima omino qualunque, poi eroe – sceglie di amare e vivere a dispetto del Partito. In Winston convergono tutti i sentimenti di cui l’ “uomo moderno” è stato privato: l’amore, la rabbia, la paura. Ma questo non è un eroe convenzionale, è un uomo impotente di fronte al potere del Grande Fratello, per nulla pronto a subire le conseguenze delle sue azioni, che si aggrappa al ricordo (illegale, nel 1984) nel disperato tentativo di cambiare il futuro, o almeno di poter dire che il mondo non è sempre stato così.
A dire il vero non mi è mai piaciuta la figura di O’Brien, ma credo che fosse nelle intenzioni di Orwell, quindi è un altro punto a favore.
C’è qualcosa meglio del silenzio per esprimere i concetti chiave del libro? Se non c’è libertà , non c’è musica.
A tutti i tipi di lettore, a patto che non siano troppo distratti e che non siano di quelli che negano passato e presente.
5) “Noi non siamo così, noi sappiamo che nessuno si impadronisce del potere con l’intenzione di cederlo successivamente. Il potere è un fine, non un mezzo. Non si instaura una dittatura al fine di salvaguardare una rivoluzione: si fa la rivoluzione proprio per instaurare la dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione, il fine della tortura è la tortura, il fine del potere è il potere. Adesso cominci a capirmi?”
Senza dubbio quel costruttivo ed educativo programma TV che tutti conosciamo.
o che collegherei a questo libro e perché
eLe
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