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3A, Scuola Media Alighieri, Medolla (MO)
Cosa mi è piaciuto e perché (personaggi, situazioni, stile...)
Ho già letto altri libri di David Almond e sono sempre rimasta molto colpita dallo stile: incalzante, lineare e allo stesso tempo ricco di sfumature, tenebroso ma rivolto verso la luce. Diverse figure, a volte inquietanti, ti spingono a chiudere il libro, a voltare pagina, ma si è come calamitati, non si può fare a meno di proseguire nella lettura. Solo a romanzo finito ci si può permettere di riprendere a respirare. ho trovato interessante anche il salto nel tempo di Kit, chiamato dal nonno e da Askew a vivere nel passato di Stoneygate e contemporaneamente nel suo presente, nella vita che tutti chiamano "reale". Come Kit amo scrivere, e sono rimasta molto colpita da uno dei pilastri centrali del romanzo: il ragazzo vive, in un incastro di sogno e realtà , le vicende che lui stesso scrive. I personaggi prendono vita di fianco a lui e lo implorano di salvarli, di farli rincontrare. Incredibile.
Ho trovato piuttosto brusco il contrasto tra le vicende centrali e la parte finale: tutto il racconto si basa su una danza nervosa e buia di luci ed ombre, mentre gli ultimi capitoli, quelli che parlano del ritorno alla luce di Askew, trasmettono quasi serenità . E' un accostamento bizzarro di vicende, ma forse, pensandoci bene, contribuisce a rendere un po' più vera la storia: la vita non è forse fatta di cadute e risalite?
Come colonna sonora trovo adatta la Sinfonia n°5 di Beethoven.
Consigli questo libro a chiunque ami essere trasportato nelle miniere dei ricordi di un nonno, a chiunque voglia sapere come si vive in bilico tra la chiamata del buio e quella della luce.
"Si sogna quello che si disegna, e si disegna quello che si sogna..."
Non mi è venuto in mente altro da collegare a questo romanzo.
o che collegherei a questo libro e perché
Sara
voto: Molto bello