Beppe Fenoglio
Una questione privata
Torino: Einaudi, 2005
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5B, Liceo Ginnasio Galvani, Bologna
Cosa mi è piaciuto e perché (personaggi, situazioni, stile...)
Il romanzo mi è piaciuto perché, come si comprende già dal titolo, nell'immensa tragedia pubblica della guerra, il giovane partigiano Milton vive la fine di un amore, riuscendo a trasmettere anche l’angoscia per la propria tragedia privata, che con quella comune è indissolubilmente unita. é molto significativo cogliere nel protagonista l’orrore nei confronti della guerra che sta combattendo e che tuttavia accetta come dovere morale e civile; non meno importante è il profondo turbamento per il sospetto tradimento della giovane amata. Sembra quasi che per Milton la realtà perda ogni significato, identificandosi in quel mare di fango in cui si trova immerso e che si mescola con il suo essere: ”Sono fatto di fango, dentro e fuori”.
Il romanzo, a mio parere, è meno interessante se si nota come in sostanza i personaggi che fanno da sfondo alla vicenda sono quasi inesistenti, come lo stesso Giorgio, amico di Milton, che aveva frequentato con assiduità Fulvia e che Milton stesso suppone sia colui con il quale la giovane l’ha tradito, Di loro emerge soltanto ciò che rappresentano nell’animo del protagonista e ciò comporta, a volte, una certa monotonia della narrazione.
Il romanzo lo accompagnerei alla musica di James Horner, del film”Titanic”, per la sofferenza sentimentale che accomuna i protagonisti, seppure per differenti ragioni.
Il testo lo consiglierei ai giovani per una comprensibile identificazione spirituale con il protagonista; tuttavia credo dovrebbe essere letto anche dagli adulti, perché possano comprendere quanto gli adolescenti siano turbati dalle delusioni, specie amorose, capaci di renderli fragili e disperati, in un momento già difficile, in cui la realtà distrugge, sempre più spesso, le illusioni, le speranze, i sogni.
Il protagonista è un individuo tormentato da angoscie e ansie scaturite dal dramma della guerra e dalla sofferenza amorosa. Egli è perciò un personaggio autentico le cui reazioni sono ampiamente condivisibili.
Il romanzo lo avvicinerei a Siddharta di Hermann Hesse o al Piccolo principe di Saint-Exupery, ma anche al Giovane Holden di Salinger, per la ricerca inquieta di una realizzazione piena del proprio spirito, dei propri sentimenti e aspirazioni, anche se i protagonisti, in veritĂ , hanno destini differenti.
Lungo il corso del romanzo, i due temi dell’amore e della lotta partigiana restano sullo stesso piano di tragicità e d’esasperata tensione emotiva. Quando Milton, per esempio, è in marcia verso la villa di Fulvia, l’amata, si avverte il senso della fuga non solo dal tiro dei nemici, ma anche dalla realtà fatta di delusioni e d’inganni, che Milton non vuole accettare, per non dover rinnegare il suo sogno d’amore.
Un ulteriore significativo episodio riguarda l’incontro con una pattuglia nemica, che riconduce drammaticamente alla realtà e comporta la rinuncia alle illusioni dell’adolescenza. L’apparizione improvvisa dei soldati”Erano una cinquantina” e la descrizione del momento successivo di sorpresa, "parevano tutti lui compreso in trance" rappresentano forse l’unico istante di pausa in pagine dominate dalla fuga.
La fuga di Milton è descritta non solo esternamente, ma anche dall’interno: sia nel momento di disperazione, sia quando la salvezza sembra avvicinarsi: “Sono vivo.. Fulvia. Sono solo.”.La constatazione d’essere ancora vivo, si annulla quasi nella certezza della solitudine. Il nome di Fulvia diventa un punto insormontabile, posto fra la vita e la felicità .
Il linguaggio è povero ed essenziale, tende ad oggettivare emozioni e sentimenti, suggerendoli attraverso la semplice rappresentazione dei gesti e dei fatti. I periodi sono brevi, ricchi di verbi che esprimono azioni talora accostati senza congiunzioni: ”indirizzandosi, rimproverandosi, incoraggiandosi” oppure isolati, per assumere maggiore forza: ”Stramazzò”. A volte vi sono delle ripetizioni dello stesso verbo per rendere, per esempio, più ossessiva l’immagina della fuga: ”Correva…correndo…correre..”Il lessico è duro e aspro, talora persino onomatopeico”Gli arbusti della riva saltavano con crepiti secchi”.
o che collegherei a questo libro e perché
Lupin
voto: Molto bello