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1G, Liceo P. Levi di Montebelluna, Treviso
Cosa mi è piaciuto e perché (personaggi, situazioni, stile...)
Mi è piaciuta molto l’idea di rappresentare i diversi popoli come specie animali differenti; in quest’ottica, infatti, gli ebrei diventano topi, i nazisti sono gatti, gli alleati liberatori sono cani, i polacchi sono maiali.
Le storie che si intrecciano nel libro sono moltissime, forse perché, in tempo di guerra e in situazioni tanto precarie, le persone da un giorno all'altro svaniscono, inghiottite nell’orrendo e silenzioso abisso del dolore.
“Somewhere over the rainbow”.
Consiglierei la lettura di questo libro a tutti quelli che non dicono “ormai è passato e per fortuna non c’ero io”, ma anche a chi lo dice , perché finalmente queste persone possano capire e maturare.
Vladek Spiegelman, un padre sopravvissuto all’Olocausto, è un uomo che, mentre racconta al figlio Art la sua storia, mette in risalto tutta la difficoltà di vivere in un periodo in cui avere una pagnotta di pane al giorno significa essere fortunati. Vladek è riuscito a scampare alla morte con furbizia e con un pizzico di fortuna. E’ stato aiutato più di una volta dai polacchi, ma altrettante volte è stato tradito dagli stessi.
Leggendo questo libro mi è venuto in mente il film “La vita è bella”; anch’esso, infatti, pur raccontando l’Olocausto in chiave ironica, suscita nel lettore un “sorriso triste”, carico di amarezza.
“Maus” è un libro ambientato nel periodo della seconda guerra mondiale; è una vicenda vera narrata in forma di fumetto.
E’ la storia di un padre, Vladek Spiegelman, scampato, anche con un pizzico di fortuna, all’Olocausto, di una madre, Anja, e del loro figlio, Art, scrittore e fumettista del testo.
“Maus” è una storia fantastica: ti prende e non ti lascia più. 292 pagine di tragedia, di brutalità e di tenerezza.
Questo libro mi ha trasmesso tanto, probabilmente perché Art Spiegelman è riuscito con questo romanzo a delineare una realtà cruda e scioccante, ma tragicamente vera; l’autore ha saputo a raccontare l’orrore e la brutalità con uno sguardo umano, carico di speranza.
L’Olocausto riguarda tutti noi, non solo chi c’era e chi forse non c’è più, ma l’umanità intera; è una tragedia che ci costringe a guardare indietro con “un inevitabile senso di colpa.”, come scrive anche l’autore. E’ “La colpa di essere, ancora e comunque, dei sopravvissuti.”
“Maus” è la struggente storia di una famiglia che sfugge alla morte, ma riguarda anche chi non ce l’ha fatta, chi ci ha provato, chi è stato ucciso in nome della razza, chi, oggi, non deve dimenticare.
Per questo motivo, talvolta, ho trovato difficile seguire il racconto, perché è stato impegnativo ricordare tutti i nomi dei personaggi e i loro ruoli nella vicenda.
Vladek è uno dei pochi ebrei sopravvissuti ad Auschwitz.
“E siamo arrivati a campo di concentramento di Auschwitz. E sapevamo che da qui noi non uscivamo più...sapevamo...che ci uccidono con gas e poi buttano in forni. Era il 1944...sapevamo tutto. E eravamo qui.”
Questa frase mi ha colpito, perché, dietro la semplicità delle parole, il lettore percepisce tutto il terrore di chi l’ha pronunciata.
Nonostante tutto l'orrore che lo circonda, Vladek trova la forza di combattere per se stesso e per Anja, la moglie, internata ad Auschwitz Birkenau.
Proprio l’amore e l’affetto che uniscono i due coniugi e la complicità con gli altri prigionieri salvano Vladek e Anja dalla morte.
Vladek ha fatto molti lavori prima della guerra e conosce le lingue. Questo lo ha aiutato e gli ha salvato la pelle piĂą di una volta.
Egli, finita la guerra, ritrova Anja, e dopo la nascita di Art, diventa un uomo radicalmente diverso.
Vladek è ricco, ma conserva tutto, non butta via nulla.
Egli vive, inoltre, con il peso di essere tornato a casa, di essere lì e di poter raccontare cosa è successo, mentre molti altri sono morti.
Più di una volta ricorre la frase: “Noi ci siamo fidati...ma se avessimo saputo...”.
Già ..., perché neanche chi la guerra l’aveva vista e vissuta, poteva immaginare fino a dove si sarebbero spinti i nazisti.
Certe cose vanno oltre le parole, oltre la comprensione, oltre il perdono. Solo dei folli potevano concepire un piano tanto mostruoso e realizzarlo. Probabilmente il mondo civile sarà sempre indifeso di fronte ai folli, perché la nostra mente non può spingersi là dove arriva la loro pazzia.
o che collegherei a questo libro e perché
fede_finley 91
voto: Va nella biblioteca ideale