Beppe Fenoglio
I ventitre giorni della città di Alba
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2I, Liceo Classico Galvani, Bologna
Cosa mi è piaciuto e perché (personaggi, situazioni, stile...)
Mi è piaciuto il modo in cui Beppe Fenoglio narra le dodici storie. Tutte molto realistiche anche perchè sono episodi autobiografici o comunque ai quali l'autore aveva assistito da vicino. Il racconto accompagnato da poche note descrittive, riesce a rendere molto bene gli stati d'animo e i sentimenti provati dai personaggi durante momenti così difficili della Resistenza partigiana nelle Langhe contro le truppe nazifasciste. Inoltre mi ha colpito il largo uso di dialoghi e di flash-back per raccontare eventi passati. Lo stile della narrazione in prima persona fa immedesimare ancora di più il lettore nei partigiani e nlla loro vita.
Non ho gradito il fatto che il testo sia composto da troppe vicende di breve durata che "interrompono" la scorrevolezza del racconto, pur trattandosi di storie collegate tra di loro. In più ho trovato alcune descrizioni davvero crude e a volte anche un po' macabre utilizzate dal narratore per descrivere l'amara realtà di quei terribili anni di guerra.
Ad un libro come questo collegherei molte canzoni che si riferiscono alla guerra, ma in particolare "Master of war" di Bob Dylan e "Bella Ciao" dei Modena City Ramblers.
Consiglierei questo libro a ragazzi con un carattere forte che vogliono documentarsi sulla Resistenza partigiana.
La frase che mi è piaciuta di più è stata questa: "Se si sfrega a lungo e fortemente le dita di una mano sul dorso dell'altra e poi si annusa la pelle, l'odore che si sente è quello della morte".
Leggendo il libro mi sono venuti in mente altri capolavori di Beppe Fenoglio come "Il partigiano Johnny", "Appunti partigiani", ma anche "Il rogo di Berlino" di Helga Schneider che pure narra di vicende avvenute durante la seconda guerra mondiale.
o che collegherei a questo libro e perché
meryyy
voto: Molto bello