Descrizione
Autore
David Grossman
“La realtà in cui viviamo oggi non è forse crudele come quella creata dai nazisti ma certi suoi meccanismi hanno leggi di fondo molto simili che offuscano l’individualità dell’uomo e lo portano a rifiutare obblighi e responsabilità verso il destino degli altri. E una realtà sempre più dominata dall’ aggressività, dall’estraneità, dall’incitamento all’odio e alla paura; dove il fanatismo e il fondamentalismo sembrano farsi più forti ogni giorno mentre altre forze perdono la speranza di un cambiamento.”
Nato nel 1954 a Gerusalemme, dove ha studiato filosofia e teatro, e dove oggi vive con la famiglia. Ha esordito nel 1983 con Il sorriso dell’agnello, ma è diventato un caso letterario nel 1988 grazie al successo di Vedi alla voce: amore, successo replicato nel 1992 con Il libro della grammatica interiore, nel 1999 con Che tu sia per me il coltello, e nel 2001 con Qualcuno con cui correre. Suoi sono anche tre celebri libri-inchiesta dedicati alla questione palestinese (Il vento giallo, Un popolo invisibile e La guerra che non si può vincere).
Come gran parte degli israeliani, Grossman ha sostenuto Israele durante la guerra israelo-libanese del 2006, ma il 10 agosto 2006, insieme agli autori Amos Oz e Abraham Yehoshua, ha parlato durante una conferenza stampa chiedendo al governo di trovare un accordo per un cessate il fuoco come base per negoziati che portassero a una soluzione concordata, definendo ulteriori azioni militari come “pericolose e controproducenti” ed esprimendo preoccupazione per il governo libanese.
Due giorni dopo, suo figlio Uri, di 20 anni, militare di leva nella guerra in questione, è stato ucciso da un missile anticarro durante un’operazione delle Forze di Difesa Israeliane nel sud del Libano .
Bibliografia
Che tu sia per me il coltello, Mondadori, 2008
Vedi alla voce: amore, Mondadori, 2008
Il libro della grammatica interiore, Mondadori, 2008
Qualcuno con cui correre, Mondadori, 2008
Ci sono bambini a zig-zag, Mondadori, 2009
Con gli occhi del nemico, Mondadori, 2010
L’uomo che corre, Mondadori, 2010
Il duello, Mondadori, 2011
Il sorriso dell’agnello, Mondadori, 2011
Caduto fuori dal tempo, Mondadori, 2013
A un cerbiatto somiglia il mio amore, Mondadori, 2013
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Descrizione
«Non possiedo niente, eppure vi darò qualcosa che non ho ancora dato a nessuno. Una storia, sì, vera. Sono le migliori, no? Mi gira così. Che c’è, tavolo sei? Di che ti spaventi? È solo una storia, non dovrai spremerti troppo le meningi, non ti accorgerai neanche di averle. Sono solo parole, chiacchiere, ciance. Una volta uscito di qui, te ne dimenticherai»
Squilla il telefono a casa del giudice Avishai Lazar, la casa è deserta ed è solo, risponde. Dall’altra parte del telefono c’è Dova’le che con entusiasmo cerca di elencare dettagli dell’infanzia trascorsa insieme e della loro amicizia, le loro passeggiate, i corsi seguiti due volte a settimana da un maestro del paese, ma il giudice non ricorda. E’ proprio dal tono di voce pieno, carismatico ed empatico che piano i tratti di Dova’le bambino si delineano nella memoria. Occhi scuri, occhiali, lentiggini, un bambino sempre solo, beffeggiato e maltrattato dai coetanei, che aveva uno strano modo di guardare la realtà, a testa in giù camminando sulle mani. Sono passati tantissimi anni, non capisce cosa mai possa averlo portato a quella chiamata. Dova’le lo invita ad un suo spettacolo di Cabaret, vuole che il vecchio compagno assista alla sua esibizione e che alla fine riferisca “quello che ha visto”. Il palco è deserto, una poltrona logora e una lavagna come scenografia, e con un grido Dova’le dà il benvenuto alle persone in sala, lo spettacolo ha inizio. C’è qualcosa di strano nella serata, Avishai accetta l’invito ma continua a non capire bene perché è lì. Le barzellette si alternano a osservazioni ciniche, sarcastiche sul pubblico, le persone ridono con tuoni fragorosi, riprende con storielle esilaranti perché bisogna sempre far ridere il pubblico, è proprio quello che vogliono le persone lì in attesa. L’amarezza, la nostalgia e la tristezza, accompagnano lo spettacolo, l’atmosfera cambia. E’ la sua vita, l’infanzia, un lutto vissuto quando era bambino a diventare soggetto della scena. Qual’è lo scopo di Dova’le? Una giornata come le altre, in un campeggio, viene convocato per avere la notizia inaspettata e tragica, deve muoversi e correre ad un funerale, ma chi è morto? Il funerale di chi? Nessuno risponde, lui non osa chiedere, sa soltanto che lo chiamano già orfano.
C’è ad attenderlo il viaggio, le sue tante domande, chi sarà? Lui o lei? Mia madre o mio padre? Non riesce a pensare, non riesce ad accettare, gli tocca soltanto rimanere sulle mani, camminare a testa in giù per non sentire i pensieri ne il dolore, la sua infanzia è finita.
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