black mirror

Black Mirror

Black Mirror è una serie atipica, probabilmente unica. Ogni episodio della serie è indipendente e autoconclusivo: diversi i personaggi, diverso il mondo in cui vivono. Ogni puntata è un medio-metraggio di quaranta minuti, che non ha niente in comune con gli altri se non i dubbi e le ansie che generano nello spettatore. Dove ci porterà la società in cui viviamo, lo sviluppo tecnologico di cui siamo tanto orgogliosi? Sarà ancora possibile tra qualche anno distinguere il confine che ci separa dai media, dai social network, dagli apparecchi tecnologici che tanto amiamo? Cosa vedremo quando ci rifletteremo nei tanti schermi televisivi che ci circondano, in questi specchi neri da cui non possiamo distogliere lo sguardo?

Ogni puntata della serie è ambientata in un mondo non del tutto simile al nostro, o forse troppo simile:  in cui tutto ciò che vediamo può essere registrato e rivisto all’infinito, oppure dove è possibile, attraverso video, mail e telefonate archiviate, riportare in vita chi è morto.
Le nuove scoperte scientifiche, il continuo perfezionamento della rete virtuale miglioreranno sempre il nostro modo di vivere? Oppure arriveremo al punto in cui la tecnologia invece di facilitarci la vita, ci mostrerà soltanto quanto sia fragile?

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