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Un gelido inverno

Un gelido inverno

Granik D., Un gelido inverno, USA, 2010

Ree ha sedici anni, e per resistere ad una vita durissima ha messo da parte forse per sempre i sogni, e si è costruita una corazza: cappotto nero come la notte, sotto un vestitino giallo svolazzante, scarponi militari, e auricolari che mandano il rumore delle onde dell’oceano per separarsi dal mondo. Vive in una casa che è poco più di una baracca all’estremo nord, spesso in mezzo alla neve, e ha sulle spalle tutta la famiglia, dopo che il padre, ubriacone e codardo, se n’è andato promettendo di tornare pieno di soldi e regali, e chiedendo di non essere cercato prima.

Da tempo il cervello della mamma è andato in frantumi, e ora va accudita come un vegetale, e i due fratellini di otto e dieci anni rischiano già di seguire il destino degli uomini di famiglia, tutti buoni a nulla o criminali.
Come se non bastasse, arriva dallo sceriffo la notizia dell’ultima vigliaccata del padre: ha ipotecato la loro casa come cauzione, e se non si presenterà al processo per droga che lo riguarda la settimana seguente l’intera proprietà verrà confiscata, e Ree, madre e fratellini finiranno in strada.
C’è una sola scelta per Ree: partire alla ricerca del padre finito chissà dove, e riportarlo vivo o morto in città, per avere indietro la casa e il diritto al futuro e ai sogni. Tratto dall’omonimo romanzo di Daniel Woodrell,  il film ne è una trasposizione a tinte noir molto fedele.