Cosa mi è piaciuto e perché (personaggi, situazioni, stile...) Il libro è scritto in maniera originale e innovativa, poiché è la trascrizione di parole ripetute ad un registratore. Nel paragrafo d’apertura, dove una breve introduzione segnala la tipologia testuale in cui ci si inoltrerà, il protagonista, Owen, rivolge alcune domande al pubblico di lettori. Il tono è soprattutto ironico, ma non mancano spunti di riflessione sui temi della solitudine e della diversità. Infatti tali problemi sono il punto d’incontro, il nesso che lega e intreccia le vite di Natalie e Owen. La scelta dell’autrice di affrontare la condizione di isolamento e di diversità in maniera positiva, quindi di non vederli come un deficit o una mancanza, è sicuramente coraggiosa. Nella loro “auto- esclusione”, unicità e dignità culturale non sono più soli, poiché hanno unito le loro esistenze in un forte legame che è amore. La diversità diventa un valore aggiunto, il simbolo di questa unione e il modo per non sentirsi più soli. Il libro mi ha interessato in molti dei suoi aspetti, l’unica cosa che non mi ha particolarmente colpita è stata la scelta di un finale aperto e che lascia al nostro immaginario una possibile conclusione. Infatti la storia termina con la partenza di Natalie e la scrittrice non ci fornisce più alcuna descrizione sulla loro storia d’amore. Un altro aspetto che non mi è piaciuto è la prima parte del libro dove troviamo molte descrizioni che appesantiscono e rallentano il ritmo della storia. La musica che metterei per presentare il carattere e la personalità di Natalie è “Albachiara” di Vasco Rossi, anche se non è perfettamente attinente al genere compositivo della coprotagonista. Infatti alternerei la canzone con brani di musica classica dai toni marcati e molto espressivi, una musica virtuosa e possente che sottolinea la determinatezza della ragazza. Per Owen userei la canzone “Coi piedi per terra” dei Modena City Ramblers, per evidenziare la sua forte razionalità. Lo consiglio a chi non vuole perdere la dignità, a chi preferisce la diversità all’omologazione, a chi si sente solo e troppo diverso, a chi non ha mai trovato la forza di essere se stesso, a chi si è arreso presto e a chi si batte ancora per la libertà. Le frasi che più mi hanno colpita sono due. La prima si trova all’inizio del libro: “Credo che quando uno scopre di essere davvero solo, in genere viene preso dal panico. Si getta all’estremo opposto e s’infila in tutti i gruppi: club, squadre, associazioni e simili. A un tratto comincia a vestirsi esattamente come gli altri. E’ una maniera per rendersi invisibili.” Un libro che forse tratta la tematica del sentirsi diverso è “La solitudine dei numeri primi”, ma in questo romanzo non si lancia un messaggio positivo o di speranza come in “Agata e pietra nera”. Mentre un film simile a questa storia è “Un ponte per Terabithia”, in quanto i protagonisti sono due vittime del bullismo, emarginati dagli altri compagni di scuola. In questo caso, nonostante il finale tragico della vicenda, troviamo una visione ottimista della diversità.
Inoltre il libro denuncia e critica, senza cinismo o falsa ipocrisia, il mondo facile e subdolo dei teenager, ragazzi che fingono di non essere soli, che fanno di tutto pur di essere in un gruppo, che vogliono l’invisibilità affinché non siano giudicati. Così anche la toppa cucita sui jeans diventa essenziale per essere uno di loro, per non venire preso di mira, per far parte di una massa informe senza ideali dove sei finalmente al sicuro. Rinunci alla tua dignità, al tuo modo di essere così da risultare perfettamente idoneo a questa società; ma se stai da solo non sei degno di attenzione. I teenager sono un insieme indivisibile, una pluralità, una collettività generica che non si riesce a identificare, un qualcosa di caotico.
Altro tema affrontato in questo breve romanzo è quello dell’esistenza di un’amicizia tra un ragazzo e una ragazza. In realtà la risposta è lo stesso Owen a darla dicendo di aver deciso di innamorarsi di Natalie, perciò è come se si infrangesse la possibilità di un legame profondo, che non è amore, tra uomo e donna. Questa frase contiene anche un altro punto cardine ovvero la scelta, l’essere attivi di fronte alla vita e non recitare passivamente battute già dette, ma sentire il peso delle decisioni, provare emozione nell’avvertire la nostra libertà. Essere liberi è anche saper scegliere senza aspettare che qualcuno per noi difenda la nostra volontà, senza essere le marionette mosse da un burattinaio. La frase di Owen testimonia il dominio assoluto della razionalità sulle passioni, la vittoria dell’uomo sull’istinto.
Inoltre il titolo sembra non centrare il vero fulcro, nucleo della vicenda, infatti il momento in cui i due si scambiano le pietre in spiaggia secondo me non è essenziale allo svolgimento del breve romanzo. Forse avendo dato questo titolo era preferibile dilungarsi maggiormente su questo aspetto, per chiarire il significato del gesto.
Un ultima tesi supportata dal libro è la decisione di innamorarsi, in realtà non sono completamente d’accordo con questa affermazione, poiché il sentimento è un qualcosa di intangibile ed astratto che non può essere razionalizzato. Perciò è impossibile prevedere la fase in cui ci si innamorerà, ma bisogna lasciarsi andare anche a passioni deliranti, senza mantenere necessariamente il controllo e il senso della misura. Il dominio totale della razionalità, di un “pensiero quadrato” non può esser sempre presente, in quanto talvolta è il sentimento a guidare la nostre scelte. Con ciò però non dico di farsi esclusivamente pilotare dal destino e di aspettare che le scelte siano prese da altri pur di non assumerci le nostre responsabilità.
La seconda frase si trova alla fine del libro: “Agitò la mano al di là del vetro sporco mentre il treno si muoveva. Non feci il numero dello scimmione. Stetti lì e feci il numero dell’umano, meglio che potei.”
sere
voto: Bello