Cosa mi è piaciuto e perché (personaggi, situazioni, stile...) Del libro “I Doni” mi è piaciuto soprattutto il fatto che la scrittrice ha scelto un modo di scrivere “puro”: cioè senza parole difficili ed esprimendo concetti anche abbastanza complicati in modo chiaro e comprensibile da tutti. Ogni sostantivo è accompagnato da due o tre aggettivi che rendono subito l’ immagine, tanto che durante la lettura ci si può immaginare molto chiaramente tutto ciò che viene descritto. Un’ altra cosa che mi ha molto colpito è il fatto che quella raccontata non sia la solita storia che finisce bene e in cui i protagonisti “vivono felici e contenti”, anzi durante la narrazione vengono poste domande al protagonista non semplici, a cui però ognuno di noi dovrà rispondere nella vita. Ad esempio Orrec deve fare delle scelte ed è combattuto tra l’accettarsi così come è, e la tentazione di fuggire da una realtà che si contrappone ai suoi ideali, portandolo a compiere azioni sbagliate. Inoltre durante la narrazione conduce un’ infinita ricerca del proprio “io” e cerca di capire per che cosa è stato destinato. In effetti, questo libro non è la solita storia. A dire il vero non so che musica mettere perché non mi viene in mente nessuna canzone, comunque abbinerei questo libro ad una musica cupa, triste. Io consiglio questo libro a chi sa apprezzare le storie tristi, diverse dal solito e per niente scontate. A chi non ama le metafore e le analogie e che preferisce le immagini immediate e uno stile di scrittura semplice ed essenziale. Lo consiglio a tutti quelli che sono alla ricerca di se stessi e che sanno accettare le realtà più dure e crudeli denotandole come “incidenti di percorso”, quelli che sanno capire ciò che veramente è giusto e ciò che è sbagliato. Lo consiglio ai lettori instancabili che amano sfogliare i libri, perché chi non legge molto potrebbe allontanarsi ancora di più dal mondo dei libri. Inoltre consiglio questo libro anche ai più grandi, infatti nella sua semplicità apparente tratta argomenti profondi e, talvolta, pesanti. Orrec, insieme a Gry, va alla ricerca dei suoi nonni materni e, una volta incontrati, scopre che anche loro possiedono un Dono: la cultura, quindi li invita ad andare a vivere con loro nel dominion di Gry. Durante il viaggio che compie per trovare i genitori di sua madre impara a leggere e scrivere grazie agli scritti della mamma e scopre di avere il Dono al contrario, dopo essersi allenato incessantemente, riesce a dominarlo e per questo motivo è benvoluto da tutti. Intanto la madre di Gry riesce ad accettare il fatto che la ragazza non voglia usare il suo Dono. La ragazza partorisce due figli: un maschio, Rop e una femmina, Sroa. Incredibilmente, però, Sroa possiede il Dono di Orrec e Rop possiede il Dono di Gry. Leggendo questo libro mi è venuta in mente una sitcom che andava in onda l’ anno scorso e la protagonista era una ragazza alla continua ricerca di se stessa, che doveva fare scelte importanti e non si accettava perché non era particolarmente bella e non rispondeva ai “canoni” di bellezza della società odierna. Però poteva vedere Dio che le si presentava come una persona comune nei momenti di difficoltà. Inoltre proprio come il protagonista del libro “I Doni” si poneva domande difficili sul perché dell’ esistenza.
E’ bello anche il fatto che sia evidenziata una diversità che non tutti riescono ad accettare, proprio come succede in questo periodo in cui si parla molto dell’ integrazione razziale e dell’accettazione di ciò che è diverso.
Mi è piaciuto anche il modo con cui è iniziata la storia: i due protagonisti sono seduti con un loro amico vicino ad un focolare. L’ amico fa una domanda a Orrec (il ragazzo), e lui non risponde, ma ricorda ciò che era successo precedentemente. E’ interessante anche come l’ autrice ha voluto evidenziare il valore del possesso di una cultura non tradizionalmente intesa: infatti, benché la madre di Orrec non possieda alcun dono è molto apprezzata perché sa leggere, scrivere e racconta bellissime storie.
Mi è dispiaciuto che non ci sia stato un lieto fine, probabilmente perché amo le storie in cui tutto finisce bene e perché mi ero abbastanza “affezionata”, per quanto ci si possa affezionare, ai personaggi. Inoltre non mi è piaciuto il fatto che tutti i Doni siano negativi e finalizzati al benessere egoistico dell’ uomo senza rispetto della natura e di quello che ci sta intorno, e che alcuni possano essere attuati solamente con la rabbia e l’ uomo. Ho fatto fatica a comprendere perché la scrittrice abbia voluto ambientare questa storia in luoghi cupi e tenebrosi e abbia voluto far morire alcuni personaggi, ciò non mi è piaciuto assolutamente.
Un’ altra cosa che non mi è piaciuta è che l’ uomo viene disegnato e descritto come un essere crudele, assetato di potere e stupido. Io non nego questo, ma non posso fare a meno di osservare che l’ uomo non è solo questo, spesso si rivela capace di amare nei momenti più impensati, intelligente e pronto a fare la scelta giusta.
LuLù 4M1B
voto: Molto bello