Cosa mi è piaciuto e perché (personaggi, situazioni, stile...) E’ difficile rispondere non banalmente o non troppo precisamente a questa domanda, perché se rispondessi banalmente direi “tutto”, se rispondessi precisamente mi dilungherei per righe e righe a dire cosa mi sia piaciuto, perché vi assicuro che ogni pagina di questo libro è un autentico divertimento. Inoltre non sarebbe giusto, verso coloro che non lo hanno letto ma vogliono, svelare alcuni dei particolari esilaranti della storia. L’unica cosa che non mi è piaciuta di questo libro, è il fatto che non abbia una fine. Fortunatamente non è una fine senza fine come “La Promessa” di Durrenmatt , che si conclude lasciando la sensazione che manchi una parte della storia, perché “guida galattica per gli autostoppisti” ha un seguito in un altro libro dello stesso autore, “Il Ristorante al Termine dell’Universo”, che può soddisfare le curiosità circa il proseguimento della storia. Come colonna sonora metterei uno di quei componimenti tipici dei film muti, che mi sembra il più adatto per sottolineare con la musica l'improbabilità delle situazioni che si susseguono nel corso della storia. Lo consiglio ad una persona che ha voglia di riflettere ridendo a più non posso. Dopo l'ultima pagina Pensiero Profondo svela la Domanda fondamentale per capire la risposta sulla Vita, l'Universo, e Tutto. La Domanda Fondamentale per capire cosa centri il numero 42 con la vita, l'universo e tutto, è: Quante poesie Vogon si possono leggere prima di stramazzare a terra morti? 42. Per l’originalità degli ambienti e dei vari oggetti presenti nel corso della storia, a ripensarci mi viene in mente “Asimov” ,anche se come stile e storia sono diversissimi.
Ma dato che il commento richiede una risposta più esauriente a questa domanda, voglio dire ciò che per me è il segreto di questo libro divertente e intelligente, senza svelare troppo: oltre ad avere protagonisti divertenti e pieni di sorprese, è molto interessante il fatto che la storia in sé per sé, anche se è piena di colpi di scena e situazioni improbabili, non costituisca il motivo per cui il libro è così ben riuscito. Essa infatti è il mezzo attraverso il quale l’autore, Douglas Adams, libera la sua fantasia ed esprime, anche se sempre in chiave comica, le sue idee riguardo alcuni aspetti della terra. Come si accorgerà anche il protagonista del libro, un surreale e irriverente terrestre viaggiatore delle galassie, la terra, paragonata a ciò che si trova nell’Universo, non è così male come appariva spesso a chi vi abitava, anzi forse è (o era?) il luogo più pacifico e calmo, e questo sarebbe stato il motivo principale di trattarla con cura se solo non le fosse successo un disastro di dimensioni cosmiche, anzi, terrestri. Ed è man mano che il protagonista impara le abitudini e i costumi degli abitanti dell’Universo, che più capisce quanto la terra fosse stato un posto fantastico, ed è qui che maggiormente la storia si ricollega al tema di Xanadu: in un ambiente futuristico sconosciuto e pericoloso, Arthur Dent, il protagonista, inizierà a desiderare un posto tranquillo e sicuro in cui recarsi, è scoprirà che quel posto è proprio la terra (la storia continua in “Il ristorante al Termine dell’Universo”, perciò il libro non ha precisamente una fine).
Ciò che più mi è piaciuto, è proprio questo insieme di una storia stravagante e divertente che però racchiude anche messaggi importanti e profondi.
Giò
voto: Va nella biblioteca ideale