Cosa mi è piaciuto e perché (personaggi, situazioni, stile...) Questo breve romanzo mi è piaciuto soprattutto per la contemporaneità delle vicende narrate e per come ci si possa facilmente identificare negli stessi ragazzi protagonisti della vicenda. Ciò che non ho saputo apprezzare particolarmente è stata la prima parte del romanzo che presentava prevalentemente descrizioni e narrazioni di eventi dei quali i ragazzi d’oggi sono a conoscenza e che a me sono sembrati, a volte, superflui per il semplice fatto che rendevano il tempo della storia lento e il racconto non procedeva. Non vorrei sembrare scontata e banale dicendo che la musica che ritengo più appropriata a questo romanzo sia la musica classica, ma considerando il ruolo che assume nel corso delle vicende credo possa essere il genere che rispecchia alla perfezione il racconto. Consiglierei questo testo ad una persona che non riesce a riconoscere il suo posto in una società di materialisti che seguono la moda del momento senza tener conto di chi mantiene una sua personalità e che non cede di fronte a chi “si nasconde” in un’identità comune. Quindi, le persone che potrebbero apprezzarlo di più penso siano i ragazzi di età tra i 14 e i 18 anni, coetanei dei protagonisti, perché penso che gli adulti abbiano poco da ricavare da un testo che parla di un periodo che già hanno vissuto e che comunque hanno imparato, almeno in parte, a capire. “Dicevo un sacco di bugie. Bugie gratuite che non facevano male a nessuno e non cambiavano molto le cose; solo che era più facile mentire che dire la verità. […] Se si mente su un numero sufficiente di cose, tutti gli altri vengono avvolti nella nebbia, e non possono più vederti né toccarti.” Dopo aver sottolineato vari aspetti trattati nel romanzo, a questa domanda rispondo che ciò a cui ho pensato è stata la poesia “i ragazzi che si amano” di Jacques Prevert perché credo che con questa composizione si possa mettere in evidenza un altro dei temi trattati dall’autore nel libro: un amore tra due giovani ragazzi i quali non riconoscono subito questo sentimento o, forse, non lo vogliono riconoscere; ma, una volta raggiunta insieme una maturità tale da far aprire loro gli occhi su una realtà che li riguarda e di cui prima nemmeno volevano tener conto, ammettono che tra loro c’è qualcosa di particolare. Nella poesia di Prevert è scritto “i ragazzi che si amano non ci sono per nessuno ed è soltanto la loro ombra che trema nella notte” e potremmo ricollegare a questo passo lo stato in cui i protagonisti di “agata e pietra nera” si trovano...
Un ragazzo e una ragazza alle prese con la loro adolescenza o, forse, con il loro passaggio dall'età adolescenziale a quella adulta, che sono confusi e incompresi dal resto dei loro compagni "omologati", tutti uguali nei loro gruppetti e che non escono mai allo scoperto per come sono, ma sono conosciuti semplicemente per come vogliono apparire. Owen, il protagonista, non riesce ad accettare di mettere da parte il suo essere per diventare uniforme alla massa e per questo si ritrova solo, come tanti ragazzi nella società contemporanea.
Anche l'autore aiuta ad apprezzare le situazioni narrate con il suo stile semplice, caratterizzato da frasi brevi e d'effetto, che a volte sembrano sospese, quasi per voler stimolare la riflessione.
Un'altra cosa che mi aspettavo fosse spiegata maggiormente o su cui pensavo venisse focalizzata di più l'attenzione è stata la scelta del titolo, quindi il significato che queste pietre, l'agata e la pietra nera, avrebbero potuto assumere in modo più evidente.
La canzone dovrebbe comunque avere un tempo incalzante, un tono a volte cupo, non dolce e lieve, ma un motivo che possa rendere il senso di confusione e incertezza che accompagna il protagonista in tutte le vicende e in tutte le sue riflessioni.
Sono rimasta colpita da questa frase perché spesso mi ritrovo in questa situazione, come tanti altri suppongo. Ed è vero che a volte mentire è più facile, omettere o travisare, raccontare diversamente, come verrebbe da dire, alcune piccole cose che in fondo non nuocciono a nessuno è più comodo. E, a volte, è così che ci difendiamo: se noi siamo gli unici a sapere la verità ci creiamo una barriera dietro la quale ci sentiamo sicuri, immersi nella nebbia, appunto, e così i nostri piccoli segreti non possono ritorcercisi contro poichè non li abbiamo condivisi, forse perchè non ci siamo fidati, o per chissà quali altri motivi; ma è proprio questo che poi induce alla solitudine, stato in cui lo stesso protagonista si ritrova per la maggior parte del tempo.
Agne
voto: Bello