Percorso: Mito     

Open

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Nato a Las Vegas nel 1970, è uno dei più grandi tennisti statunitensi. Ha vinto sessanta titoli ATP e otto tornei dello Slam (diventando uno degli unici sette giocatori al mondo ad aver vinto tutti e quattro i titoli del torneo), la medaglia d’oro alle olimpiadi e la coppa Davis.
Ha solo due anni quando prende in mano per la prima volta una racchetta, e inizia la sua carriera a sedici, spinto dal padre, ex pugile e grande appassionato di tennis, che sogna per i suoi quattro figli una carriera da campioni. Nella sua autobiografia, Agassi ammette di aver odiato il tennis, e di essersi allenato solo per la paura di deludere il padre. È stato definito la rockstar del tennis: contro le regole tradizionali, indossa abiti colorati in campo, porta capelli lunghi e orecchini, per diversi anni si rifiuta di partecipare a Wimbledon per via dell’obbligo di vestire solo di bianco. La sua carriera è fatta di alti -molto alti-, e bassi -molto bassi-, fino al ritiro definitivo nel 2006.
Open è stato scritto insieme a J. R. Moehringer, giornalista americano vincitore del Premio Pulitzer.

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Andre Agassi, Open, Einaudi

Può un tennista odiare il tennis? Può uno dei più vincenti e famosi sportivi degli ultimi vent’anni dichiarare praticamente in ogni pagina della propria autobiografia che ciò che gli ha portato soldi, gloria e successo è uno sport che non ha scelto, che gli è stato imposto, che detesta in modo viscerale? In realtà parlare di autobiografia in questo caso è un po’ riduttivo. Di solito quando ci allungano un libro sulle memorie dell’ennesimo sportivo che racconta le proprie vittorie e sconfitte, magari di una disciplina che neanche ci appassiona, ci viene da roteare gli occhi verso l’alto e sbuffare… Cosa mai potrò imparare dalla storia di uno che con ogni probabilità non si è neanche mai dovuto occupare di cucinare una pastasciutta? Non è questo il caso. Proprio no.
Andre Agassi era un punk, un ribelle, uno che si scontrava in ogni modo con le consuetudini signorili e aristocratiche del tennis, uno che si tingeva i capelli, portava gli orecchini e giocava con i calzoncini di jeans, ma anche uno dei più forti ribattitori della storia di questo sport. Open non è per niente l’autobiografia che vi aspettate. Per esempio di tennis giocato si parla pochissimo (per fortuna, sai che noia leggersi pagine e pagine di cronaca delle partite senza poterne vedere le immagini). Open è la storia di un uomo, dei suoi successi e dei suoi clamorosi tonfi, che combatte prima di tutto per capire chi è, e per diventare se stesso, e lo fa anche attraverso lo sport a cui è stato avviato da bambino da un padre che voleva a tutti i costi un figlio campione.

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