Tema: CONFLITTI      Percorso: In guerra     

Un anno sull’altipiano

altipiano

Descrizione

Autore

Emilio_Lussu

 

 La partecipazione attiva è Storia, Storia è partecipazione attiva sembrano trovare un punto d’incontro nella vita di Emilio Lussu (Armungia, 4 dicembre 1890). Dopo aver partecipato valorosamente alla Prima Guerra Mondiale nelle vesti di ufficiale di complemento, Emilio Lussu ritornò in Sardegna per dedicarsi al movimento che nel 1919 portò alla nascita del Partito Sardo d’Azione. Lascerà la sua isola natale per svolgere il compito di deputato, al quale adempì nel 1921 e nel 1924. In questo stesso anno, in seguito al delitto Matteotti, partecipò alla secessione sull’Aventino, esponendosi alla furia degli squadristi che assaltarono la sua casa di Cagliari. Durante lo scontro, un fascista rimase ucciso e Lussu venne arrestato e incarcerato per tredici mesi. Assolto in istruttoria per legittima difesa per volere di Mussolini fu confinato a Lipari per cinque anni, ma il 27 luglio 1929 riuscì ad evadere con Carlo Rosselli e Fausto Nitti. I tre riuscirono a raggiungere Parigi, dove insieme ad altri rifugiati politici italiani diedero vita a Giustizia e Libertà, del quale prese la guida nel 1937. Ritornò in Italia nel 1943 per scappare dall’invasione tedesca della Francia. La sua vita politica prende qui diverse forme: la partecipazione al Partito d’Azione, a capo della resistenza romana dopo l’armistizio, la partecipazione al governo Parri e del successivo primo governo De Gasperi. Nel 1946 è deputato all’Assemblea Costituente. Nel 1947 con lo scioglimento del Partito d’Azione passa al PSI per essere poi, nel 1964, tra i fondatori del Partito Socialista di Unità Proletaria. Dopo il 1968, per motivi di salute si ritirò dalla vita politica attiva, ma la sua voce ritornò forte e chiara con la scrittura di numerose pagine di storia.  Muore a Roma nel 1975.

 

 

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Descrizione

Un anno sull’altopiano, Einaudi, 2014

« -Lo ha fatto fucilare?- gli chiese il generale.

- signor no. Il soldato non ha fatto che quanto gli è stato ordinato. Egli non ha mai pensato, dicendo “Alt! Zaini a terra” di emettere un grido di stanchezza o di indisciplina. Egli ha solo voluto trasmettere un ordine ai suoi compagni. Gli esploratori hanno avuto, poc’anzi, un morto, l’alt era necessario per dar loro il tempo di riconoscere il terreno.

- Lo faccia fucilare egualmente.- rispose freddamente il generale. –Ci vuole un esempio!»

 

Siamo nel 1916-1917 sull’Altipiano di Asiago, gli italiani e gli austriaci sono mandati a schierarsi gli uni contro gli altri per difendere pochi metri di suolo forse, per morire in nome dell’Italia dicono, per partecipare ad una guerra folle.  E’ la storia di uomini stanchi, di fango e ozio, di disperazione e silenzio, di un senso che si spegne con lo sgretolarsi del fervore patriottico e ideologico. Chi ci manda qui a combattere? Chi sono? E contro chi combattiamo? Queste sono le domande che ci poniamo sempre leggendo, mettendole nella testa di ogni singolo soldato. Contadini, intellettuali, universitari, uomini del sud e del nord, messi insieme e diretti da comandanti folli, alcolizzati, che esaltano virilità, eroismo, coraggio di fronte al suicidio. E’ la guerra dell’alcool, soldati e generali potevano accettare di essere in quell’inferno solo non pensando, uccidere solo dopo aver tracannato un lungo sorso di cognac. Se si fosse messa a tacere l’artiglieria la guerra sarebbe continuata, se avessero eliminato il cognac la guerra sarebbe cessata.

Nell’impeto cieco della guerra, non rabbia non stanchezza, solo la pazzia sembra avvicinarsi, come logica conseguenza dell’orrore. Ma qualcuno evita di bere e sceglie di pensare, si oppone aggrappandosi ad un barlume di senno che stanco sembra sopravvivere.

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