GIUSTIZIA      Percorso: Legge     

Nel nome del padre

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Descrizione

Autore

Jim-Sheridan

 

E’ un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico irlandese. Cominciò a lavorare nel mondo del cinema molto tardi, all’età di quarant’anni. Pur avendo realizzato pochi film, il suo cinema è stato molto apprezzato sia dalla critica che dal pubblico. Jim crebbe in Irlanda, e in patria lavorò soprattutto per il teatro, realizzando diverse sceneggiature. Sposa Fran, e con tutta la sua famiglia decide di trasferirsi in America, ed è proprio qui che la sua carriera cinematografica prende il via. Dopo un corso di sei settimane presso la Scuola di Cinema della University of New York, con grandissime difficoltà economiche, non demorde, e realizzerà un film dedicato ad un suo amico pittore Christy Brown, sulla sua storia erige il pensiero positivo di auto-miglioramento e tenacia contro ogni aspettativa, Il mio piede sinistro nel 1989. Il vero successo di Sheridan compare con il film Nel nome del padre, che narra il dramma di Gerry Conlon, che ottenne sette nomination agli Oscar. Il film successivo, The Boxer, affronta lo stesso tema, nominato anche questo al Golden Globe come migliore film drammatico. La ricerca delle origini e la migrazione in un’altra terra, saranno temi che accompagneranno tutte le sue opere.

Il mio piede sinistro, 1989

Il campo, 1990

Nel nome del padre,1993

The Boxer, 1997

In America- il sogno che non c’era, 2002

Get Rich or Die Tryin, 2005

Brothers, 2009

Dream House, 2011

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Descrizione

«Ho visto mio padre morire in una prigione britannica per un crimine che non aveva commesso. E questo governo continua a dire che era colpevole! Io voglio che sappiano che finché mio padre non sarà dichiarato innocente, finché tutte le persone coinvolte non saranno dichiarate innocenti, finché i colpevoli non saranno assicurati alla giustizia, io continuerò a lottare! Nel nome di mio padre! Nel nome della libertà!»

 

Siamo nel 1974 e in un pub di Londra esplode una bomba: muoiono cinque persone e la tensione nella città inglese prorompe. L’attentato è attribuito all’IRA, un’organizzazione clandestina Irlandese che si batte per la riunificazione dell’Irlanda e per dichiarare l’indipendenza dall’Inghilterra. Bisogna cercare a tutti i costi i colpevoli: quattro ragazzi vengono prelevati dalle loro case perché sospettati dell’attentato. Contro il terrorismo, proprio in quei giorni, è varata una legge che permette di trattenere in carcere per sette giorni qualsiasi indiziato.
Durante l’interrogatorio le intimidazioni sono seguite da minacce, dall’uso della violenza e l’abuso di potere rompe le loro forze, i ragazzi si arrendono alla colpevolezza pur essendo innocenti. Insieme a loro sono condannati anche Giuseppe, padre di Jerry e alcuni suoi parenti e amici, accusati di favoreggiamento. Come in un’assurdità kafkiana, coloro che dovrebbero proteggere sono artefici della connivenza, coloro che dovrebbero garantire la giustizia e farsi portavoce della verità, di fronte alla prova schiacciante dell’innocenza tacciono, infangano, proclamano il falso, perché c’è un potere da proteggere, che non può essere compromesso, ne nell’immagine ne negli interessi. E’ una storia non lontana da tante altre storie note e meno note, in cui la viltà, l’orrore e l’ingiustizia sovrastano con la forza la verità. Ma come reagire? Cosa fare nella realtà, rassegnarsi al gioco di potere o insorgere?  I ragazzi, il padre di Gerry e sua zia insieme ad altri innocenti sono condannati a diverse pene tra cui l’ergastolo.

Nella cella per quindici anni, Jerry vive con suo padre, conoscono il vero attentatore, hanno un nome e una confessione ma la polizia non vuole riaprire il caso, crollerebbero poteri intoccabili, invalicabili,  ma da quel momento nel nome di suo padre e della libertà si batteranno per la verità.

 

 

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