IDENTITÀ      Percorso: Doppio     

L’avversario

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PARIS :  Emmanuel Carrere

 

Emmanuel Carrère nasce a Parigi il 9 dicembre 1957. Nonostante sia cresciuto lontano dalle atrocità della Rivoluzione Russa che obbligò i suoi nonni a scappare dalla Georgia, il giovane Emmanuel ha sviluppato uno spiccato interesse per gli affari umani, che lo ha portato ad iscriversi all’Institut d’études politiques de Paris. Al termine del percorso universitario, Carrère non intraprende la strada della diplomazia, ma preferisce nutrire la sua passione per  il cinema, cominciando a scrivere, all’inizio degli anni Ottanta, alcuni contributi per il mensile “Positif” e per la rivista “Télérama”. Instancabile artista poliedrico, Emmanuel si rivolge anche al mondo del romanzo: nel 1984 pubblicherà la prima delle sue numerose opere “Bravoure” presso la casa editrice P.O.L alla quale è tutt’oggi fedele e scriverà anche sceneggiature di telefilm. Nelle sue opere si sviluppa un’attenta riflessione su se stesso e sul nesso tra illusione e realtà. Nel 2006 con il film “L’amore sospetto”, tratto dall’omonimo romanzo, consegue il premio Efebo d’oro e, a soli cinque anni di distanza, ottiene il Prix Renaudot con l’opera Limonov, che narra la storia del poeta e attivista politico ucraino.

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« Fra il giorno dell’esame e l’affissione dei risultati, sono passate tre settimane. Tutto era ancora in sospeso. Poteva ancora confessare di aver mentito. Naturalmente non sarebbe stato facile, doveva costare moltissimo ad un ragazzo serio come lui riconoscere di aver fatto una simile cavolata, una cavolata come quella di Antoine Doinel, il protagonista del film I quattrocento colpi… le conseguenze sono inevitabili è questo il guaio»

E’ la storia vera di una tragedia, un fatto di cronaca nera di un delitto efferato, tradotto in racconto da Carrère.

Jean-Claude è da una settimana steso sul letto, le tapparelle della finestra chiuse, la porta serrata. Lo aspetta un esame in Università per passare al secondo anno di medicina, ma una strana apatia lo costringe a non muoversi, nessuno lo cerca. Escono i risultati, e i compagni gli chiedono com’è andata, lui li informa degli ottimi risultati, che è stato ammesso al secondo anno proprio come loro. Non riesce a dire la verità, che non si è presentato, che non ha sostenuto nessun esame, che quindi è fuori, ha paura di deludere, ha bisogno di compiacere chiunque. Da una bugia che non riesce a confessare ne seguono altre, si sommano, crescono, e la sua vita si sdoppia, tra quello che gli altri vogliono e quello che di fatto lui è. Continua a seguire i corsi come se nulla fosse, si presenta agli esami, e tra la folla e la confusione nessuno si accorge che non ha sostenuto proprio nulla, eppure lui si prepara, dichiara ottimi voti, fino all’ultimo anno, a quando si proclama medico. Appare medico quindi, ma senza uno studio, classificato quinto al concorso dei medici ospedalieri di Parigi,  si dichiara ricercatore all’Organizzazione mondiale della sanità presso Ginevra, a causa del “lavoro” è costretto a viaggiare in tutto il mondo dice, Parigi, Germania. Crea una famiglia insieme a Florance che aveva seguito con lui l’università, hanno due figli, Jean Claude è l’orgoglio di tutti.

Esce di casa ogni giorno per trent’anni dicendo di andare a Ginevra, si allontana dal quartiere per evitare di essere visto, e vaga per i boschi, ozia nei parcheggi, acquista giornali e li sfoglia, aspetta che il tempo passi per fare ritorno a casa, di rientro da una “normale” giornata lavorativa.

A cosa può portare una vita di menzogna? A quale orrore la fuga da se stessi per un’apparenza fragile e fasulla? Com’è potuto accadere che per trent’anni nessuno abbia dubitato di lui?

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