Cosa mi è piaciuto e perché (personaggi, situazioni, stile...) Mi è piaciuta l’idea di presentare al lettore gli eventi sotto forma di appunti del protagonista-narratore, uno psichiatra coinvolto come consulente della polizia nell’indagine su un terribile eccidio. In questo modo si viene introdotti gradualmente sulla scena del crimine, che con lo scorrere delle pagine si arricchisce sempre più di agghiaccianti particolari. E’ considerevole l’abilità dell’autore nel ricostruirli con una precisione tale da renderli notevolmente realistici. La suspense, che solitamente caratterizza i gialli e ne accompagna i lettori fino alla scoperta del colpevole, qui è stroncata sul nascere da una soluzione facilmente intuibile (nonché suggerita dal titolo). E, quantunque non si riesca ad indovinare la soluzione del caso dopo poche pagine (quando il protagonista elenca le teorie formulate dagli esperti e dalla polizia), essa sarà rivelata in modo assolutamente diretto verso la metà del libro. La colonna sonora di “Profondo Rosso”. Pur non seguendo gli standard del genere, penso che questo libro possa essere apprezzato dagli amanti del giallo sorprendendoli con la sua particolarità e i suoi elementi di innovazione. Il finale lascia aperte molte vie. Una lettrice curiosa come me preferirebbe intraprendere quella della cattura degli assassini. Infatti essi nel romanzo appaiono complessivamente in modo troppo indefinito. Si sa chi sono, perché hanno ucciso, come hanno ucciso, ma non di più. Non si stabilisce alcun rapporto tra loro e il lettore. Invece se venissero catturati probabilmente potremmo conoscerli più a fondo, soprattutto perché il protagonista è uno psichiatra e, se lui entrasse in contatto con loro, anche noi attraverso di lui ne sapremmo molto di più ! La copertina e il titolo del libro mi hanno subito fatto venire in mente “Profondo Rosso”. Durante la lettura ho avuto però modo di accorgermi che non ci sono punti di contatto tra il romanzo e il film, se non il fatto che siano incentrati (come altri miliardi di romanzi e film, d’altronde) su dei delitti.
Inoltre, nonostante il genere del racconto non lo faccia presupporre, egli offre degli ottimi spunti di riflessione su una società che già all’epoca della narrazione (anni ’80) risentiva di una mancanza di valori mascherata abilmente da ostentate apparenze.
Chimaera
voto: Bello