Tema: AMORE      Percorso: Amore / morte     

Romeo e Giulietta

Romeo e Giulietta

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È un nome che appare in calce alle opere teatrali e alle poesie più belle dell’intera letteratura mondiale, ma se al nome corrisponde un uomo chiamato William Shakespeare, non è dato sapere con certezza. Si sa che un Gulielmus Filius Johannes Shakespeare è battezzato nella chiesa della Santa Trinità di Stratford-upon-Avon, nell’Inghilterra centrale, il 26 aprile 1564. Si sa anche che il padre è un guantaio e un conciatore che, nel giro di pochi anni, si afferma come una delle più alte cariche della città e, altrettanto rapidamente, vede gli affari e il prestigio scemare.

Di William, però, non esiste traccia fino al 27 novembre 1582, quando il suo nome compare sul registro matrimoniale della chiesa di Stratford. A diciotto anni William sposa Anne Hathaway, di otto anni più grande di lui. Ha dovuto ottenere un permesso speciale per sposarsi così giovane, e la ragione di tanta fretta è ancora nel registro della chiesa: sei mesi dopo, il 26 maggio 1583, è trascritto il battesimo della primogenita di William e Anne, Susannah. Due anni dopo, il 2 febbraio 1585 un altro registro annuncia il battesimo di due gemelli: Judith e Hamnet. Poi, ancora il nulla per anni, gli anni cosiddetti perduti. Si ritrova il nome di Shakespeare nel 1592, su alcune recensioni di critica teatrale. William è a Londra, è attore e drammaturgo, ha già messo in scena la prima parte dell’Enrico VI e, a giudicare dall’invidia che scatena, ha ottenuto un successo sbalorditivo. La sua carriera è in crescita vertiginosa, il pubblico conquistato dalle sue parole, più di 29000 nell’arco di vent’anni, contenute in 37 opere teatrali dei generi più diversi e nei sonetti più appassionati della lingua inglese.

Si può seguire ancora il nome e la vita di Shakespeare su altri documenti ufficiali. L’11 agosto 1596, viene sepolto Hamnet, suo unico figlio maschio ed erede. Negli stessi anni, è azionista della più importante compagnia teatrale del secolo, la Lord Chamberlain’s Men, che nel 1603 diventa la compagnia di corte di re Giacomo I, The King’s Men. Figura anche come amministratore negli atti del Globe Theatre, ma nel 1611 torna ad abitare nella sua città natale. Muore, infine, il 23 aprile 1616 per diventare un nome, una parola, la più fulgida di tutte quelle che ha creato.

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William Shakespeare, Romeo e Giulietta

Qualsiasi dolore/Non potrà sopraffare lo scambio di gioia/Che un solo breve minuto mi offre/Con la vista di lei. Voi congiungete/Le nostre mani con sante parole/E poi la morte che divora l’amore/Faccia quello che vuole – è abbastanza/Che io possa chiamarla mia.

È estate, tempo di star fuori con gli amici, di andar per strada a fare battute un po’ sceme, a cercare motivi per attaccar briga. È tempo di uscire di casa la notte, perché la propria stanza è troppo piccola per farsela passare, quella cosa che non si sa nemmeno bene cosa sia. Lui, invece, si chiude in camera, le finestre serrate, a macerarsi per un amore non corrisposto. Non vuole vedere nessuno, neanche il suo migliore amico, e se lo vede da lontano, lo evita, cambia strada.
Gli amici però lo stanano e lo trascinano a una festa, dicono: dimenticala, divertiti, conosci altre ragazze. E alla festa lui va, ma resta un po’ in disparte, a far da tappezzeria, a guardare gli altri ballare, finché non compare lei e tutto, tutto cambia. Il precedente amore? Spazzato via. Adesso c’è solo lei. Adesso ci sono solo loro, Romeo e Giulietta. E un amore assoluto, che non accetta bugie né compromessi, che si fa beffe degli adulti, vecchi nemici e vigliacchi, e che chiede solo di bruciare, bruciare e basta, fino alla fine.

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