Descrizione
Blaine Harden, Fuga dal campo 14, Codice, 2014
I campi di lavoro nordcoreani, tuttora funzionanti, esistono da un periodo di tempo doppio rispetto ai gulag sovietici e dodici volte superiore rispetto ai campi di concentramento nazisti. Sulla loro collocazione geografica non ci sono dubbi […] secondo le stime del governo sudcoreano sarebbero circa centocinquantamila i prigionieri rinchiusi nei campi…
Tanta è la letteratura che racconta le vicissitudini dei deportati nei campi nazisti, dei rifugiati politici, dei soldati in guerra, qui però è tutto diverso perché non è nel passato che si svolge il racconto, terribile, angosciante, purtroppo reale, molto reale, ma è nell’oggi. Shin Dong-hyuk è nato nel 1982 in un campo di prigionia nordcoreano, ha vissuto gran parte della sua vita convinto di meritarsi la reclusione, convinto che la prigionia fosse necessaria per debellare il nemico dello Stato. Fin da piccolissimo ha subito ogni tipo di tortura psicologica ma sopratutto fisica, ha visto decine e decine di ragazzi, donne, vecchi, uomini e bambini morire per cause “naturali”, ha provocato la morte della madre, convinto che fare la spia fosse legittimo e necessario. Ha mangiato topi e rane, ha vissuto con gli stessi vestiti per anni, senza biancheria intima. Non aveva accesso all’acqua, né per bere né per lavarsi; non gli era permesso avere amici, confidenti, rapporti o relazioni se non quelle con i capi per favorire la delazione di altri compagni.
Da questo clima di oppressione riuscirà a scappare nel 2002, impiegando quasi due anni per raggiungere gli Stati Uniti, questa è la sua storia brutale, intensa, potente che ci fa sentire tutti colpevoli. Dopo averlo letto non potrete più far finta di niente, sapete la verità.
Autore
Blaine Harden
Blaine Harden è nato nel 1952 ed è un giornalista e autore americano. Attraverso la sua penna ha raccontato notizie raccolte durante i suoi viaggi nei luoghi più remoti. Non si limitò a prestare il proprio contributo ad una sola testata giornalistica. Dopo aver lavorato come corrispondente per The Washington Post in Africa, Europa dell’Est, Asia, e NewYork e Seattle, per quattro anni lavorò come corrispondente locale e nazionale del The New York Times. A questi seguirono l’impiego come scrittore per Times Magazine e il lavoro come reporter per Frontline, The Economist, Foreign Policy, National Geographic e The Guardian. Quando veste i panni dello scrittore, Blaine si cimenta nella scrittura di cronaca, portando alla luce truci realtà, che altrimenti sarebbero rimaste rinchiuse nell’ombra. I suoi libri sono “Africa: Dispatches from a Fragile Continent” (1990), “A River Lost”(1996), “Escape from Camp 14” (2012) e “The Great Leader and the Fighter Pilot” (2015).
Commenti
Commenti Finora
È inammissibile che il crimine che Shin ha comesso, per il quale è rinchiuso in un campo di lavoro, è stato quello di avere uno zio che negli anni ’50 fuggì dalla dittatoriale Corea del Nord.
Mi è piaciuto molto che, contrariamente a quello che pensavo, il libro non racconta solo della fuga di Shin ma anche di tutta la sua vita prima della fuga all’interno del campo. Questo libro apre ad una realtà straziante e che sconvolge ma della quale non si può fare a meno di sapere. Mi ha interessato come il libro ha poi parlato dei risvolti psicologici su Shin dopo l’esperienza in Corea del Nord. Il narratore del Romanzo è interno e ciò sottolinea i sentimenti e l’esperienza dal punto di vista del protagonista. Ci sono molte pause nella narrazione della vicenda per chiarire la situazione economica politica e del resto della popolazione.
Mi è piaciuto molto il fatto che racconti,non solo la storia di Shin e della sua gigantesca forza di volontà,ma anche la Corea del Nord in generale.Mi è piaciuto anche il confronto tra le due Coree e che usi un linguaggio originale e descrittivo.
Voto: leggi dettagliIl libro mi è generalmente piaciuto,anche se l’ho trovato un po’ lento e noioso in alcune parti.La storia di Shin mi ha interessato fin da quando ne ho sentito da un mio compagno di classe e ho subito voluto comprarlo per leggerlo.Storia bilanciata fra punti in cui una pagina tira l’altra e punti in cui ci vuole un po’ di forza di volontà per andare avanti
Voto: leggi dettagli“Fuga dal campo 14″ è un libro molto avvincente, che parla della storia di questo ragazzo Shin il quale è costretto fin dalla sua nascita a vivere in un campo nord coreano per prigionieri politici, dove vengono imprigionati pure i figli perché vengono ritenuti di sangue impuro. Shin non sente la necessità di scappare dal campo inizialmente ma successivamente vorrà farlo, invogliato da un prigioniero proveniente da fuori che gli racconta la vita all’infuori del campo.
Voto: leggi dettagliil libro è interessante e ti racconta molti fatti accaduti realmente accaduti, si legge bene e la storia ti appassiona
Voto: leggi dettagliLa storia è coinvolgente, attira il lettore in alcune righe e fa capire che non sono avvenimenti del passato e che tuttora ci sono dei campi di concentramento attivi e nessuno li ferma
Voto: leggi dettagliLa storia è molto coinvolgente ed invita il lettore a rifletter.Un ragazzo vissuto sin da bambino nei campi di prigionia nordcoreani e ormai succube di questa triste vita che lo vede privo di acqua e cibo,privo di biancheria intima ma sopratutto privo di dignità,riesce a scappare per raggiungere gli Stati Uniti,inconsapevole che questo sarà solo l’inizio.Queste verità nascoste sono tutt’oggi una grande piaga del terzo millennio,ogni persona dovrebbe riflettere perché privare una persona della libertà è il reato più grave che esista
Voto: leggi dettagliE’ una storia molto drammatica e commovente, il libro è scritto con parole facili,ma secondo me, è un po’ troppo lento e diventa in seguito noioso. E’una storia che non conoscevo affatto e leggendola ho capito quante cose orribili succedevano nei campi nord-coreani. Anche se le vittime non sono le stesse dell’Olocausto, le tecniche utilizzate per uccidere sono molto simili, ma non capisco perchè questo tragico momento storico è conosciuto molto meno della Shoa, pur essendo tutti e due molto simili.
Voto: leggi dettagliE’ un libro che ti fa aprire gli occhi sulla vita di altri paesi, e ti fa capire quali sono le cose veramente importanti.
Voto: leggi dettagliIl contenuto del testo, pur essendo talvolta cruento, è sicuramente avvincente; ma, cosa più importante, ha uno scopo istruttivo in quanto ci fa riflettere sulla crudeltà delle prigionie nordcoreane, tuttora esistenti.
Voto: leggi dettagliShin Dong-Hyuk è un ragazzo nato e vissuto fino a 23 anni nel peggior campo di lavoro in Nord Corea: il campo numero 14.
Lui è l’unico riuscito a fuggire sia dal campo sia dalla Nord Corea e dopo due anni ha potuto raccontare tutto al giornalista Blaine Harden, che ha scritto questo libro e diffuso in ben 28 paesi.
La sua storia è la prova che i campi di lavoro esistono ancora oggi.
E’ una storia che ha fatto aprire gli occhi ha molte persone e che ha messo a scoperto tutte le atrocità commesse fino ad ora.
Mi è piaciuto molto, sia per tutte le nuove informazioni sia per la storia in sé.
Mi ha colpito anche la figura del protagonista, lui fondamentalmente anche se aveva fatto uccidere sua madre e suo fratello, non l’ha fatto con cattiveria ,ma è stato solamente ingenuo e si è attenuto alle 10 regole del campo, credendo fossero leggi di vita.
Lui era solo una persona innocente che non era a conoscenza di quello che c’era al di là del filo spinato, non ha mai avuto una madre un fratello e un padre che li volessero davvero bene.
Solo a vent’ anni ha trovato un vero amico che gli potesse mostrare cosa ci fosse dietro il campo, è stato lui ad insegnargli i valori dell’amicizia e dell’ onestà.
Libro prevalentemente informativo dove il narratore si esterna spesso dando una sorta di visione “dall’alto” della situazione. Esso racconta della storia, ancora attuale, dei campi di concentramento in Corea del Nord.
La storia si divide sostanzialmente in quattro parti: nella prima Blaine Harden racconta con pochi discorsi diretti l’infanzia di Shin nel campo di concentramento e il suo rapporto distorto con la famiglia che lui considera solamente nemici. Nella seconda si racconta il suo incontro con un uomo che gli aprirà gli occhi sulla sua condizione e sulla possibilità di fuggire e costruirsi una vita, una vera vita. Nella terza parte si racconta la fuga di Shin in Cina: in questa parte Shin ha un occhio più preponderante sulla situazione. Infine nell’ultima parte si parla della sua vita seguente alla fuga. Vi sono spesso degli intermezzi dove il narratore parla della situazione della Corea del Nord, della sua corruzione, della carestia…
A mio modo di vedere questi intermezzi rendono la lettura meno fluida, di conseguenza meno avvincente. Consiglio comunque questo libro poiché apre gli occhi su un problema che raramente é passato sulla prima pagina di famose testate e notiziari.
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