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Fuori fuoco

Chiara Carminati, Fuori fuoco, Bompiani, 2014

Grazie all’anniversario appena passato, sulla prima guerra mondiale si è finalmente scritto molto e bene. Ma nessuno ha avuto l’audacia di raccontare quello che è avvenuto fuori dalle terribili trincee, dai campi di battaglia più tremendi, lontano dagli episodi eroici e strazianti in prima linea, e cioè nei paesi, nelle campagne, dove donne e bambini devono sopravvivere tra gli stenti, lavorando anche per gli uomini, con il cuore stretto dal terrore di non rivedere i propri cari.

La storia di Jolanda, tredici anni, inizia in Austria, dove la sua famiglia si trova per lavorare al momento dello scoppio della guerra. Ora lì non possono più stare, e bisogna tornare in Friuli. Nel giro di pochissimo gli uomini partono per il fronte, le donne restano, con vite a metà, dure e senza futuro, sogni spezzati, amori impossibili: “La guerra Jole, la fanno gli uomini, ma la perdono le donne.”

Separate dal resto dei cari, Jolanda e la sorellina iniziano a vagare con la loro asinella, alla ricerca di un luogo sicuro in cui riprendere a sperare, mentre la Storia fa il suo corso.

Pet Semetary

Pet Sematary

Stephen King, Pet Sematary, Sperling & Kupfer, 2013 

 Un giovane medico si trasferisce con la moglie e i due piccoli figli in una vecchia villa di campagna, e lì deve iniziare una nuova vita. Dopo qualche giorno Ellie, la bimba, giocando con il suo inseparabile gattone Winston Churchill, scopre un sentiero che parte dal bosco confinante con la loro proprietà e sale in montagna. L’anziano vicino di casa, che sta aiutando la famiglia ad ambientarsi, le promette che presto la porterà lassù in cima a visitare uno strano luogo: si tratta del cimitero degli animali, in cui da generazioni i bambini del paese vanno a seppellire i loro gatti, cani, tartarughine, pappagalli. Il Pet Sematary (come dice lo sgrammaticato cartello scritto dai bambini all’ingresso) colpisce molto Ellie, che nei giorni seguenti sarà triste ed inquieta, avendo per la prima volta realizzato cosa sia la morte, e compreso che un giorno toccherà anche al suo Church. E infatti, poche settimane dopo, il gatto viene trovato senza vita a fianco della pericolosa superstrada non lontana da casa. Il padre non sa come darle la notizia, e allora il vecchio vicino le rivela un segreto che aveva giurato di non tramandare mai: oltrepassando il Pet Sematary c’è un antico luogo di sepoltura degli indiani Micmac, capace di far tornare in vita i corpi seppelliti in quel posto.

Il passo è fatto. Il peggiore degli incubi ha inizio.

Scavare una buca

Scavare una buca

Cavina C., Scavare una buca, Marcos Y Marcos, 2010

 A furia di scavare arriveremo all’inferno…
Può darsi. Però ci arriveremo da sboroni.

 Uomini, padri, amanti che giorno dopo giorno si inabissano nelle profondità della terra e scavano, scavano, fino ad arrivare all’inferno. Soli, taciturni, percorrono grotte, anfratti, manovrano mostruose scavatrici, frantumano, perforano la dura pietra e poi fuoriescono alla luce della sera per tornare a casa. Non sono eroi, non sono vincitori, sono solo lavoratori. Lì dentro non sai mai cosa può accaderti, perché entri intero ma puoi uscirne a pezzi come quando Edmeo e Cavalletta sono entrati in cava con quattro braccia e ne sono usciti con uno. Il protagonista di questa breve storia è un padre di famiglia che ogni giorno ritorna rivestito di gesso a casa e sembra vivere due vite. Perché nella cava sei un compagno, un lavoratore, ma quando ritorni sembri quasi un fantasma.

Un gelido inverno

Un gelido inverno

Granik D., Un gelido inverno, USA, 2010

Ree ha sedici anni, e per resistere ad una vita durissima ha messo da parte forse per sempre i sogni, e si è costruita una corazza: cappotto nero come la notte, sotto un vestitino giallo svolazzante, scarponi militari, e auricolari che mandano il rumore delle onde dell’oceano per separarsi dal mondo. Vive in una casa che è poco più di una baracca all’estremo nord, spesso in mezzo alla neve, e ha sulle spalle tutta la famiglia, dopo che il padre, ubriacone e codardo, se n’è andato promettendo di tornare pieno di soldi e regali, e chiedendo di non essere cercato prima.

Da tempo il cervello della mamma è andato in frantumi, e ora va accudita come un vegetale, e i due fratellini di otto e dieci anni rischiano già di seguire il destino degli uomini di famiglia, tutti buoni a nulla o criminali.
Come se non bastasse, arriva dallo sceriffo la notizia dell’ultima vigliaccata del padre: ha ipotecato la loro casa come cauzione, e se non si presenterà al processo per droga che lo riguarda la settimana seguente l’intera proprietà verrà confiscata, e Ree, madre e fratellini finiranno in strada.
C’è una sola scelta per Ree: partire alla ricerca del padre finito chissà dove, e riportarlo vivo o morto in città, per avere indietro la casa e il diritto al futuro e ai sogni. Tratto dall’omonimo romanzo di Daniel Woodrell,  il film ne è una trasposizione a tinte noir molto fedele.

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E la chiamano estate

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 Jillian e Mariko Tamaki, E la chiamano estate, Bao Publishing

Tre anni fa ho raccolto duecento sassi in spiaggia. Li abbiamo ammucchiati nel porticato. Facevamo cose così, insieme. Il muro di sassi della Famiglia Wallace. Ovviamente la mia famiglia non costruirà altri muri di sassi. O un’altra cosa. Sono troppo grande per quelle cose ora, comunque.

Estate. Rose la passa ad Awago con la famiglia, come ogni anno, da sempre. Un luogo d’infanzia dove divertirsi con la sua compagna di giochi Windy, fra passeggiate nel bosco, tuffi nel lago, falò sulla spiaggia.
Rose però sta crescendo, e si accorge che le cose di sempre non le bastano più: vorrebbe che lo “Sfigato” si interessasse a lei, le piacerebbe parlare e comportarsi come le altre ragazze più grandi, ma allo stesso tempo si sente ancora troppo piccola. C’è un mondo che Rose e Windy ancora non conoscono, quello della sessualità, ed è proprio questo che le incuriosisce di più, poiché le circonda senza mai toccarle direttamente. Le due amiche ne sono attratte ma anche impaurite, perché da stralci di conversazioni e frasi a metà pronunciate dagli adulti, capiscono che può causare ferite profonde, forse permanenti. Così, tra risate e momenti seri, si interrogano e si confrontano su quell’aspetto della vita ancora tutto da scoprire.
Nel frattempo, Rose assiste alla crisi dei suoi genitori senza capirne il motivo: perché sua madre si ostina a volere un altro bambino a tutti i costi, mentre a suo padre basta lei?
Tra ricordi di infanzia e nuove consapevolezze, Rose, non più bambina e non ancora ragazza, è messa di fronte a dure realtà che la costringono ad aprire gli occhi e rivedere le proprie certezze durante l’età più difficile della crescita.

Tutte, chi prima chi dopo, siamo state delle “Rose”, alle prese con dubbi e incertezze sul sesso. Ci siamo chieste come sarebbe diventato il nostro corpo, abbiamo fantasticato su come sarebbe stata la nostra vita amorosa, e ci siamo poste domande su questioni che sembravano così lontane da noi eppure così affascinanti, spesso condividendole e confrontandoci con un’amica.
E la chiamano estate è uno spaccato di vite che affronta tematiche delicate e complesse con un linguaggio spontaneo e incisivo.